La scorsa settimana partecipando all’incontro con la logopedista abbiamo parlato di come si faceva una volta il vino, quando ancora non si portava tutta l’uva raccolta nelle grandi cantine, ma ci si arrangiava come si poteva.
Le nonne sono state tutte coinvolte in una fitta discussione da cui uscivano parole come “tino”, “torchio” e “botte”. Mi hanno raccontato di quando pestavano i grani d’uva con i piedi e di quando invece nascondevano la grappa di produzione famigliare per non pagare le tasse.
Così, quando ormai tutto quello che si poteva dire era stato detto, la logopedista ha tirato fuor, con l’aiuto di un ospite, una bottiglia di torcolato breganzese. Le ospiti si sono illuminate, alcune hanno esclamato per la gioia e una di quelle sedute vicino a me mi ha confidato che era da anni che non ne vedeva una, e che le sarebbe piaciuto assaggiarlo.
Con il consenso del medico la logopedista aveva preparato una sorpresa, aveva comprato delle tazzine di plastica e dei biscotti da inzuppare e aveva versato ad ognuna delle ospiti un dito di questa bevanda color oro. Abbiamo brindato tutti assieme nel ricordo di una volta, di come si produceva il vino. È stata un esperienza bellissima e ho visto la gioia nel loro occhi.
Alessia Merlo